Realizzare uno spazio verde esterno produce numerosi benefici, ma c’è un elemento da considerare con molta attenzione se in quella zona vivono o lavorano soggetti allergici, ovvero la presenza di piante allergeniche.
La pollinosi, ovvero l’allergia ai pollini di alcune specie di piante e alberi che colpisce alcuni soggetti allergici, è molto diffusa, e può variare d’intensità di persona in persona, oscillando dai sintomi più frequenti, come raffreddore, congiuntivite, fino a difficoltà respiratoria.
Di conseguenza, è molto importante selezionare con estrema cura le piante da esterno da coltivare in casa o in ufficio, per proteggere la salute di chi frequenta questi luoghi.
Quali sono, quindi, le piante allergeniche da esterno da evitare? Approfondiamo.
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Piante allergeniche: periodo di comparsa dei sintomi
Le piante allergeniche, capaci quindi di provocare una pollinosi, si distinguono in tre gruppi, a seconda del periodo dell’anno in cui compaiono i sintomi.
Sì, perché contrariamente a quello che si è soliti pensare, l’allergia ai pollini non è un fenomeno limitato al periodo primaverile, anche se in quei mesi risulta più evidente.
I sintomi possono essere:
- precoci o pre-primaverili, in particolare per i pollini di alberi come il cipresso, il nocciolo e la betulla, presenti già nei primi mesi dell’anno;
- primaverili-estivi, come i pollini di specie erbacee quali graminacee, ortiche, plantaginaceae e chenoamarantaceae;
- estivo-autunnali, in particolare i pollini di castagno e quelli di erbe infestanti, come le ortiche, e le composite, ad esempio ambrosia e artemisia.
La differenza è dettata dal tipo di pianta i cui pollini scatenano la reazione allergica, e che possono avere un periodo di impollinazione variabile nel corso delle stagioni.
Diffusione dei pollini nell’aria: anemofila ed entomofila
Siamo abituati a pensare all’impollinazione come un processo legato agli insetti, che volando sui fiori trasportano i pollini da una pianta all’altra, ma questo non è l’unico sistema di diffusione dei pollini, e sicuramente è quello meno impattante dal punto di vista delle allergie.
Le modalità di diffusione dei pollini sono due:
- diffusione anemofila: le piante producono grandi quantità di polline che vengono trasportate dal vento;
- diffusione entomofila: le piante producono piccole quantità di pollini che vengono trasportati dagli insetti su un altro fiore della stessa specie.
Com’è facile intuire, è la diffusione anemofila a rappresentare un pericolo per i soggetti allergici. Solo una piccolissima quantità dei pollini andrà a fecondare il seme femminile della stessa specie, mentre la maggior parte andrà disperso nell’ambiente.
Piante Allergeniche: quali sono
Al mondo, così come nel nostro Paese, esistono migliaia di specie di piante e alberi, ma le principali piante allergeniche sono in realtà poche decine.
In genere, i pollini che provocano reazioni allergiche più frequenti sono suddivisi in 4 famiglie di piante:
- Graminacee, le più comuni sono frumento, orzo, avena, segale mais e riso;
- Urticacee, una famiglia di piante erbacee perenni e annuali, che crescono di solito accanto ai muri. Le specie più rappresentate sono la parietaria e l’urtica;
- Composite, una delle famiglie più ricche di generi e specie, tra cui l’ambrosia artemisiifolia, l’artemisia o assenzio selvatico, il tarassaco, la camomilla comune, il girasole;
- Betulacee, una famiglia rappresentata da 120 specie riunite in 6 generi, comprendenti arbusti e alberi, tra cui l’ontano bianco e nero, l’ontano napoletano, la betulla, il nocciolo, il carpino bianco e nero.
Quindi, nel realizzare uno spazio verde, un giardino esterno è importante evitare piante allergeniche appartenenti a queste quattro famiglie se ci sono soggetti allergici.
Per evitare di compiere errori è consigliabile affidarsi a ditte specializzate nella realizzazione e manutenzione di giardini e spazi verdi.
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