Guida pratica al risparmio idrico in giardini e aree verdi

Guida pratica al risparmio idrico in giardini e aree verdi

L’irrigazione di giardini e aree verdi richiede una cospicua quantità di acqua, che può essere ridotta attraverso un approccio smart, sia in fase progettuale e realizzativa che durante la manutenzione ordinaria.  

Il tema del risparmio idrico ricopre un ruolo centrale, anche per favorire un aumento delle superfici verdi nelle nostre città, da cui dipende la protezione della biodiversità, la riduzione dell’erosione del suolo, il contrasto al fenomeno dell’isola di calore, la depurazione dell’aria e la creazione di spazi vitali in cui stimolare la socialità e l’attività fisica all’aperto

Per aumentare giardini, parchi pubblici, orti urbani, ma al tempo stesso preservare una risorsa così importare con l’acqua, è necessario mettere in campo una serie di accorgimenti per raggiungere un buon livello di risparmio idrico senza, con questo, compromettere la salute delle aree verdi. 

Quali sono, quindi, gli accorgimenti pratici per conseguire questi obiettivi

  1. La preparazione del terreno;
  2. la riduzione delle zone a prato; 
  3. l’individuazione del momento più adatto in cui innaffiare il giardino;
  4. la selezione di piante xerofile, che richiedono poca acqua;
  5. l’installazione di un sistema di irrigazione “a goccia”, possibilmente temporizzato;
  6. la predisposizione di un sistema di raccolta dell’acqua piovana;
  7. una manutenzione costante e accurata.

1. Come preparare il terreno di giardini e aree verdi

Le piante necessitano di cure costanti, ma l’apporto di acqua deve essere misurato e varia a seconda delle specie vegetali presenti nell’area verde, ma anche dal tipo di terreno nel quale vengono messe a dimora

Il primo accorgimento per il risparmio idrico in giardini e aree verdi riguarda, appunto, la preparazione del terreno

Un suolo povero di sostanze nutritive, infatti, rende il terreno compatto e poco traspirante, provocando la crescita di un impianto radicale superficiale e fragile. Per questo motivo si raccomanda di arricchire il suolo con sostanza organica ed elementi nutritivi fino a circa 20-30 centimetri di profondità. 

Un terreno ricco richiede un apporto inferiore di acqua e favorisce la crescita di piante e alberi sani e robusti. 

Si consiglia, infine, di aggiungere della pacciamatura al suolo (con corteccia o ghiaia), per ridurre ulteriormente l’evaporazione dell’acqua e i danni provocati dall’essiccamento del terreno.

2. Ridurre le zone a prato 

Quando si pensa a un bel prato curato viene subito alla mente l’immagine di un giardino all’inglese, eppure questo tipo di tappeto verde non è affatto pregiato dal punto di vista ambientale, anzi; richiede una manutenzione enorme, con taglio intensivo decine di volte all’anno, un’irrigazione costante e abbondante, soprattutto durante i periodi estivi. 

Inoltre, presenta una biodiversità minima, quasi inesistente, ospitando solo un paio di specie erbacee. 

Per questo motivo, al fine di ridurre l’impatto ambientale e idrico di giardini e aree verdi si consiglia di limitare le zone a prato, scegliendo varietà resistenti e vigorose anche in caso di siccità.

3. Quando innaffiare piante e prato

Chiunque abbia anche solo una piantina sul balcone di casa sa che è fortemente raccomandato innaffiare di sera, quando il sole è calato, per evitare di danneggiarla. 

Lo stesso principio si applica anche a giardini e aree verdi più ampie. Le piante hanno bisogno di acqua, nelle giuste dosi e proporzioni, ma per ridurne il consumo è opportuno innaffiare il giardino con parsimonia e sempre verso sera

Le ragioni di questa prescrizione sono presto dette: quando il sole è calato, l’acqua evapora più lentamente e viene assorbita dalla terra.

Innaffiare durante il giorno, invece, comporterebbe un enorme spreco di risorse idriche, visto che una parte consistente dell’acqua impiegata evaporerebbe. 

4. Scegliere piante xerofile

Le piante hanno bisogno di acqua per vivere rigogliose e sane, ma non tutte richiedono lo stesso apporto idrico

In un’ottica di risparmio idrico si consiglia la selezione di piante cosiddette xerofile, ovvero specie vegetali adattate a vivere in ambienti caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido o desertico, che quindi necessitano di poca acqua per prosperare.

Un esempio è da individuare senza dubbio nelle cactacee, la famiglia a cui appartengono i cactus, ma non dobbiamo pensare solo a questo tipo di piante, anzi.  

L’intera macchia mediterranea, infatti, è caratterizzata da specie vegetali che raggiungono altezze limitate proprio perché devono vivere in un ambiente caratterizzato da periodi di siccità o di scarsità di acqua. Pensiamo all’ulivo, al fiordaliso spinoso, il pungitopo, alcuni tipi di conifere come l’abete rosso, la salicornia, l’oleandro e molte altre specie ancora.

5. Installare un sistema di irrigazione “a goccia”

Se parliamo di risparmio idrico in giardini e aree verdi è evidente che il perno centrale riguarda proprio l’irrigazione. Il punto di partenza, quindi, consiste nel progettare un adeguato impianto di irrigazione in funzione delle reali necessità della zona da irrigare.

Onde evitare un consumo eccessivo di acqua, deleterio sia per l’ambiente che per le piante stesse, è opportuno predisporre e installare un sistema di irrigazione “a goccia”, caratterizzato dalla distribuzione lungo la zona verde di un sistema di tubi di gomma forati dai quali fuoriesce poca acqua. 

Questi impianti di irrigazione permettono di modulare e regolare la fornitura di acqua, in modo idoneo alle esigenze del giardino e delle diverse piante.

Inserendo un timer, è possibile anche automatizzare l’irrigazione del giardino, ottimizzando il processo. 

6. Raccogliere e utilizzare l’acqua piovana

Le piante apprezzano moltissimo l’acqua piovana, e durante i mesi più piovosi l’irrigazione umana andrebbe ridotta e limitata al minimo, onde evitare uno spreco d’acqua ma anche il ristagno sul terreno di una sua quantità eccessiva, deleterio per la loro sopravvivenza. 

Un ottimo modo per raggiungere l’obiettivo del risparmio idrico, quindi, consiste nel predisporre dei sistemi di raccolta dell’acqua piovana, da utilizzare nei giorni in cui non ci sono precipitazioni. 

Esistono sul mercato diversi di sistemi di collettamento di acqua pluviale per la raccolta della pioggia, facilmente integrabili in giardini e aree verdi. 

7. Eseguire una buona manutenzione

Le piante in buona salute richiedono meno acqua di quelle debilitate, per questo motivo eseguire una manutenzione costante e accurata di giardini e aree verdi rappresenta una tecnica indiretta di risparmio idrico. 

Programmando con cura degli interventi di taglio dell’erba, di potatura, di concimazione, di pulizia, si può mantenere sano e robusto il giardino, senza creare stress e insorgenza di malattie nelle piante

Conclusioni

Ottimizzare il consumo di acqua per l’irrigazione di giardini e aree verdi si traduce in una serie di vantaggi per le piante, gli alberi, le specie erbacee, per la biodiversità della zona, per l’ambiente circostante ma anche per le finanze pubbliche e/o private

Ridurre l’impatto ambientale, favorire la buona salute delle aree verdi e contenere i costi in bolletta, tre obiettivi concreti da perseguire con impegno e dedizione, e che noi di HW Style abbiamo abbracciato a pieno. 

Come sfruttare il marketing olfattivo in azienda

Come sfruttare il marketing olfattivo in azienda

Uno degli obiettivi di ogni impresa è offrire ai propri clienti, o potenziali tali, un’esperienza piacevole durante la permanenza all’interno delle strutture e degli ambienti aziendali. 

Pensiamo, in particolare, alle attività commerciali, ai negozi, nei quali è fondamentale trattenere il più a lungo possibile gli avventori al fine di stimolare l’acquisto e aumentare lo scontrino medio, obiettivo difficile da raggiungere se i locali sono poco accoglienti. 

Oltre al design, all’arredamento, ai colori e all’esposizione della merce, così come alla presenza di pareti verdi verticali o di piante da interno, tutti elementi essenziali che seguono logiche ben precise, merita la giusta attenzione anche un altro fattore: il profumo

Un ambiente profumato può rendere il cliente più predisposto all’acquisto, soprattutto se l’odore richiama uno specifico ricordo e/o desiderio. Un esempio potrebbe essere il profumo del pane appena sfornato quando entriamo in un panificio, o quello del caffè in una caffetteria. 

Integrando in maniera strategica determinate fragranze nei giusti contesti è possibile facilitare le vendite: questo è il principio alla base del marketing olfattivo

La lezione di Proust

Nella sua opera “Alla ricerca del tempo perduto” e, più precisamente, nel primo romanzo “Dalla parte di Swann”, Marcel Proust ci regala una delle più chiare ed esplicite dimostrazioni del potere dell’olfatto sulla memoria e sul desiderio

“L’odore e il sapore delle cose rimangono a lungo depositate, pronte a riemergere”

Nel suo caso, a stimolare un ricordo sedimentato e depositato in un luogo inesplorato della memoria è la “petite madeleine”, un dolce tipico francese, il cui profumo e sapore fa riemergere antichi ricordi nel narratore. 

Questa immagine è divenuta così centrale da essere utilizzata come nome per una sindrome, la Sindrome Madeleine de Proust (o Sindrome di Proust), secondo la quale gli odori e i sapori sono in grado di richiamare alla memoria episodi della propria vita in modo molto vivido ed emozionante.

Numerosi studi condotti nel campo della psichiatria e delle neuroscienze hanno dimostrato il potere della memoria olfattiva e il ruolo degli odori nel provocare stimoli molto potenti e capaci di evocare stati affettivi. Questo perché l’area del cervello che elabora l’olfatto è connessa con il sistema limbico, il quale ha una grande importanza nella rievocazione dei ricordi.

Il marketing olfattivo: influenzare la percezione del brand

Se l’olfatto ha un potere tale da rievocare vecchi ricordi e stimolare emozioni forti, le applicazioni del marketing olfattivo in azienda diventano molteplici

Abbiamo menzionato prima l’esempio dell’odore di pane appena sfornato, che attiva nel cliente il desiderio di acquistarne un po’, oppure quello di caffè che convince un avventore a entrare in un bar e ordinarne una tazzina, perché associamo a un buon profumo un’esperienza di consumo soddisfacente

Il marketing olfattivo si basa sull’utilizzo di particolari essenze, inserite nei giusti contesti, al fine di migliorare lo stato d’animo del cliente durante la sua permanenza all’interno della struttura, come una spa, un negozio, un ristorante, una palestra, e così via.

Collocando una determinata fragranza in prossimità di un certo tipo di prodotto si possono attivare specifiche reazioni

Un buon profumo non fa solo pensare che il prodotto abbia, ad esempio, un ottimo sapore, ma anche che la qualità delle materie prime sia elevata

Oltre al prodotto, una particolare essenza può influenzare il modo in cui viene percepito il brand, e di conseguenza il suo posizionamento sul mercato in ogni settore, dal retail al luxury, dall’hospitality al turismo.

L’importanza del contesto

Il marketing olfattivo non si applica solo al prodotto in sé, ma al contesto in cui è inserito

Entrare in un negozio di abbigliamento nel quale i titolari hanno diffuso una determinata fragranza può suggerire ai clienti la sensazione di trovarsi in una boutique di alta moda, con la diretta conseguenza di innalzare la qualità percepita del prodotto finale

Si tratta di creare il giusto contesto per offrire la migliore esperienza di acquisto possibile.  

Per ottenere questo risultato è necessario che ci sia coerenza tra la fragranza diffusa e la natura stessa dell’attività commerciale. Se, ad esempio, si trattasse di un negozio di prodotti per l’igiene personale, non avrebbe alcun senso diffondere nell’ambiente il profumo di pane appena sfornato, a prescindere dalla bontà di quell’odore. 

La fidelizzazione del cliente

In un mercato globale sempre più ampio e ricco di competitor e player in ogni settore merceologico, è fondamentale fidelizzare il cliente, ovvero acquisirlo e trattenerlo, convincendolo a tornare. 

Anche in questa fase può essere utile investire nel marketing olfattivo, proprio per la capacità degli odori di riattivare vecchi ricordi. Se compriamo il pane in un determinato negozio, perché attratti dal buon odore che emana, la volta successiva ci aspettiamo di sentire le stesse fragranze; così facendo, ogni volta che faremo ritorno nella panetteria si riattiveranno i ricordi del primo assaggio, e continueremo ad acquistare il prodotto

Una strategia di marketing sensoriale deve essere quindi strutturata sul lungo periodo, e questo vuol dire individuare le essenze, testarle sul campo e assicurarsi la fornitura di quelle che si sono dimostrate efficaci per il prossimo futuro. 

Esistono due strade percorribili:

  • sviluppare da zero una o più fragranze, affidandosi a un’azienda specializzata nella profumazione ambientale;
  • individuare un fornitore capace di garantire la disponibilità di quella particolare fragranza per molti mesi, o addirittura anni. 

Con HW Fragrance Experiences utilizziamo il profumo come strumento di comunicazione al fine di migliorare l’esperienza del consumatore, attraverso il marketing esperienziale.

In cosa consiste il landscape design

In cosa consiste il landscape design

Il landscape design è una disciplina che implica la pianificazione, la progettazione e la gestione di spazi aperti per creare ambienti urbani e rurali, dal punto di vista architettonico e urbanistico. 

I progetti di landscape design possono avere molteplici applicazioni e riguardare la realizzazione di: 

  • parchi pubblici
  • aree verdi urbane;
  • giardini;
  • siti sportivi;
  • complessi residenziali;
  • centri commerciali;
  • università e campus; 
  • strutture ospedaliere;
  • biblioteche pubbliche. 

L’intervento da parte di un progettista specializzato in questo settore può essere previsto sia in opere di riqualificazione di strutture già esistenti sia per la realizzazione di soluzioni ex novo e, in entrambi i casi, il progetto – spesso finanziato da enti e amministrazioni pubbliche – potrebbe essere inserito all’interno di un programma più ampio di recupero ambientale e di protezione della biodiversità del luogo.   

Gli elementi basilari del paesaggio (landscape)

Il paesaggio è composto essenzialmente da 5 elementi principali: 

  • la morfologia del territorio, ovvero le forme che costituiscono il rilievo del territorio (colline, montagne, pianure, coste, ecc..);
  • le strutture artificiali, quindi costruite dall’uomo, divise in strutture verticali e strutture orizzontali;
  • la vegetazione;
  • l’acqua
  • il clima.

Il landscape design consiste, quindi, nella capacità di progettare e realizzare strutture e spazi in grado di favorire la convivenza di questi elementi in armonia ed equilibrio

Hardscape Design e Softscape Design

Il landscape design viene solitamente suddiviso in due filoni, definiti dalla natura stessa della struttura progettata e realizzata: 

  1. Hardscape Design 
  2. Softscape Design

1. Hardscape Design

Il termine “hardscape” o “hard landscape” si riferisce a tutti gli elementi inanimati nel paesaggio, duri e immutabili seppur mobili, come un patio in mattoni, un muro di pietra o un pergolato in legno, che rappresentano una parte fondamentale della progettazione del paesaggio, poiché forniscono una struttura e un senso di organizzazione alle aree e alle caratteristiche naturali.

L’hardscape design può includere quasi ogni tipo di struttura funzionale e/o meramente decorativa, come vialetti, recinzioni, panchine, fontane, attrezzature per il fitness all’aperto, giochi per bambini, e così via. 

2. Softscape Design

In contrapposizione ai componenti “hard” del paesaggio troviamo quelli “soft”, termine con il quale si fa riferimento a tutti gli elementi orticoli animati (viventi) della progettazione del paesaggio, quindi alla vegetazione (piante, alberi, fiori, arbusti, tappeti d’erba).

Ne consegue che il softscape design riguarda la progettazione e realizzazione di spazi verdi, giardini, corridoi verdi, che richiede comunque il contributo della componente “dura”, pensiamo per esempio a una recinzione per circoscrivere una aiuola o a un prato fiorito. 

A differenza dell’hardscape design, però, il softscape è molto più soggetto e dipendente dal trascorrere del tempo, dal clima e dalle condizioni metereologiche, rendendo necessaria una manutenzione molto più frequente e dispendiosa in termini di effort professionale.

I principi del landscape design

Trattandosi di una disciplina complessa, che unisce competenze architettoniche, urbanistiche, botaniche e geologiche, il landscape design segue dei principi basilari ai quali il professionista deve attenersi per realizzare un progetto sostenibile. 

Secondo la Michigan State University, i principi del landscape design sono i seguenti: 

  1. equilibrio: l’essere umano si trova maggiormente a proprio agio in presenza di un equilibrio visibile. Nel caso del landscape design, l’equilibrio può essere simmetrico o asimmetrico, a seconda del modo in cui vengono progettati i vari spazi in relazione agli altri;
  2. focalizzazione: il punto focale di un luogo è quello in cui l’occhio dello spettatore viene attratto per la prima volta. In ambito paesaggistico, il punto focale può essere rappresentato da una particolare specie vegetale, da una struttura “hard”, da un colore più vivace, e così via;
  3. semplicità: mantenere i paesaggi semplici e ordinari è sempre una buona pratica;
  4. ritmo e linea: la ripetizione a intervalli regolari di elementi nel paesaggio ne definisce il ritmo, mentre le linee conferiscono allo spazio una struttura, delineando gli ambienti e creando un’armonia geometrica, che si riflette sullo stato d’animo di chi frequenta quel luogo;
  5. proporzione: le relazioni tra gli elementi presenti in un paesaggio sono importantissime, ed è essenziale rispettare le proporzioni nelle componenti “hard” e in quelle “soft”
  6. unità: il principio in questo caso è molto semplice da comprendere: se i vari elementi introdotti nel paesaggio sono in armonia tra loro e contribuiscono, insieme, a creare un landscape funzionale ed esteticamente gradevole, allora si può parlare di unità del progetto e dello spazio realizzato.

Per approfondire l’argomento, si consiglia anche la lettura di questo paper redatto dal team dell’Università della Florida, intitolato “Basic Principles of Landscape Design”, nel quale si illustrano le caratteristiche degli elementi basilari del landscape design, come linee, forma, trama, colore.

Il landscape designer deve attenersi a questi principi e perseguire gli obiettivi indicati al fine di progettare e realizzare un paesaggio a misura d’uomo, che risponda esattamente alle esigenze manifestate dal committente e consideri tutti gli aspetti del territorio per garantire un’estetica gradevole, funzionale ed ecologica.

I parchi pubblici favoriscono il fitness all’aperto

I parchi pubblici favoriscono il fitness all’aperto

Negli ultimi anni le amministrazioni locali stanno investendo risorse nella creazione di nuovi parchi pubblici, e nella riqualificazione di quelli esistenti, con un focus particolare sulla predisposizione di aree destinate al fitness all’aperto e allo sport, da affiancare a quelle tradizionalmente riservate ai dispositivi ludici per bambini

Il ruolo benefico del fitness all’aperto è ormai acclarato dalla comunità medico-scientifica, e durante la pandemia disporre di aree verdi attrezzate per l’attività fisica si è dimostrato centrale per i cittadini, soprattutto quelli residenti nelle grandi città, spesso carenti di parchi pubblici. 

In effetti, le aree più urbanizzate denunciano una scarsità di aree per lo sport e per il gioco e una bassa qualità di aree verdi, limiti ai quali molti enti locali stanno provando a porre rimedio, tenendo conto della struttura demografica e socioeconomica di un’area, dalla quale può dipendere la domanda di verde pubblico da parte degli abitanti

D’altronde, il verde urbano non può più essere considerato esclusivamente come elemento estetico ed ecologico delle nostre città, ma come un vero e proprio servizio al cittadino, e la realizzazione di aree per il fitness all’aperto vanno in questa direzione. 

I parchi pubblici come componente della qualità della vita

Rispetto al passato i parchi pubblici e le aree verdi urbane in generale non sono più intesi come meri elementi urbanistici, ma vanno considerati per quello che rappresentano, un tassello fondamentale della qualità della vita di una comunità

In quanto bene pubblico, dalla presenza di aree verdi ben attrezzate dipende il benessere sociale degli abitanti del luogo, che possono godere di uno spazio nel quale passeggiare, giocare e, appunto, svolgere attività fisica all’aperto.

Non è un caso, quindi, che la disciplina urbanistica classifichi il verde cittadino in varie tipologie, a seconda della relativa destinazione d’uso

  • il verde attrezzato, per esempio, ricade tra le opere di urbanizzazione primaria, come le strade, le fogne e la rete idrica;
  • le aree verdi di quartiere, ricadono tra le opere di urbanizzazione secondaria, come le scuole, i mercati e gli impianti sportivi. 

Lo sviluppo delle attività sportive

I parchi pubblici sono molto importanti per incentivare le attività sportive libere in spazi non strutturati, come il fitness o gli sport individuali e di gruppo. 

Ne consegue che va garantita la presenza di attrezzature per lo sport all’aria aperta, accessibili gratuitamente al pubblico.

I parchi pubblici dotati di dispositivi per il fitness all’aria aperta rientrano nella categoria del summenzionato verde attrezzato, costituito dal verde delle circoscrizioni attrezzato con giochi per bambini, campi polivalenti, piste ciclabili, ecc., e definito tale non tanto per la presenza della componente vegetale, quanto per le strutture sportive-ludico-ricreative che vi insistono e che lo rendono adatto alla fruizione pubblica dei cittadini per varie attività all’aria aperta. 

Sport nei Parchi: il progetto dell’ANCI

L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), in collaborazione con Sport e Salute S.p.A., in attuazione del Protocollo d’intesa sottoscritto il 10 novembre 2020, ha predisposto un Piano di azione e un Avviso pubblico per la messa a sistema, l’allestimento, il recupero, la fruizione e la gestione di attrezzature, servizi e attività sportive e motorie nei parchi urbani e in particolare per diffondere il Progetto Sport nei parchi.

Il progetto è rivolto a tutti i Comuni Italiani associati ad ANCI, e ha l’obiettivo di promuovere nuovi modelli di pratica sportiva all’aperto e l’utilizzo di aree verdi nei parchi pubblici per l’attività delle ASD/SSD, offrendo allo stesso tempo un servizio gratuito alla comunità.

Dopo la partenza del progetto, che ha permesso il finanziamento dei primi parchi, sono state stanziate risorse aggiuntive grazie alla conversione del Decreto-Legge n.73 del 2021 (c. d. “Sostegni-bis”).

BAM, la Biblioteca degli Alberi a Milano

BAM, la Biblioteca degli Alberi di Milano, il cuore verde dello Skyline di Porta Nuova, presenta al suo interno uno spazio interamente dedicato al fitness all’aperto

Un’area dedicata all’attività sportiva all’aria aperta nel cerchio dei Liquidambar Styraciflua, in cui sono stati inseriti sette attrezzi ginnici per il potenziamento muscolare, l’allenamento cardiovascolare, l’equilibrio e lo stretching

All’interno dello spazio fitness vengono organizzati numerosi eventi a tema, con sessioni giornaliere gratuite di yoga, attività fisica, allenamenti per gli over 65, bootcamp intensivi, running, con l’obiettivo di promuovere la cultura del wellness in città

Il Parco della Torre a Milano

HW Style ha partecipato anche alla realizzazione del Parco della Torre a Milano, situato nel quartiere Bicocca, tra via Chiese e viale Sarca, ai piedi della Torre Breda, ex serbatoio idraulico del 1913. 

Il parco presenta un campo da basket, un’area per le attività sportive e uno skate park, insieme ad aree verdi attrezzate per i bambini, spazi di relax e un’area dedicata ai cani.

Il Parco Campagnetta di San Giuliano Milanese

Un altro esempio virtuoso, al quale abbiamo avuto l’onore di lavorare, è il Parco Campagnetta di San Giuliano Milanese, il primo parco “inclusivo” della città, dove è possibile per tutti divertirsi e fare esercizio fisico. 

Da tempo in stato di degrado, la nuova area verde, grazie a un’operazione di concerto tra l’amministrazione comunale e le associazioni presenti sul territorio, ora è diventata punto di incontro per la comunità, allestita con attrezzature studiate per accogliere, stimolare e rafforzare abilità fisiche, cognitive, sensoriali e sociali attraverso il gioco.

Il parco è dotato di un’area fitness, con attrezzature accessibili a persone con disabilità (in sostituzione della pista skate ormai in disuso e pericolosa) dedicata a Riccardo Pezza, giovane sangiulianese amante del basket prematuramente scomparso nel 2018.

Quest’area è stata realizzata grazie a una donazione da parte di parenti e amici di Riccardo Pezza.

È inoltre presente un campo polivalente basket/volley.

Il Parco della Costituzione di Albignasego

Merita una menzione, infine, il Parco della Costituzione nel comune di Albignasego, comune alle porte di Padova e a pochi chilometri dai Colli Euganei. 

Il parco è inteso come un grande prato attrezzato, una radura verde delimitata da lembi di bosco multiplano e disetaneo, igrofilo in corrispondenza della roggia esistente a nord e mesofilo nel resto del parco, in cui si articolano percorsi e attività, zone ombreggiate per la sosta e vasti spazi che si aprono verso la campagna.

Il parco ospita diverse funzioni, compresa un’area workout per attività sportive e un campo sportivo polifunzionale.

Quali sono i principi su cui si basa la lotta biologica

Quali sono i principi su cui si basa la lotta biologica

Parchi pubblici, aree verdi urbane, giardini e spazi ricchi di vegetazione necessitano di cure costanti, che non si limitano solo alla manutenzione ordinaria e straordinaria, ma devono comprendere anche interventi di protezione delle piante da insetti dannosi e parassiti.  

Purtroppo, l’impiego di insetticidi di sintesi può compromettere la biodiversità del luogo, e minacciare la sopravvivenza delle specie di insetti che svolgono invece un ruolo protettivo nei confronti della vegetazione, anche predando proprio gli insetti dannosi. 

Una strategia ormai sempre più diffusa, da sfruttare sia in agricoltura che nella gestione del verde pubblico, consiste nella cosiddetta lotta biologica

Cosa si intende per la lotta biologica?

Con l’espressione lotta biologica si intende l’impiego di nemici naturali al fine di predare gli insetti dannosi (come gli afidi), e proteggere, così, piante e coltivazioni agricole, nel rispetto della biodiversità del luogo.  

Il controllo biologico può essere utilizzato contro tutti i tipi di parassiti, compresi i vertebrati, i patogeni delle piante, le erbacce e gli insetti, ma i metodi e gli agenti utilizzati sono diversi per ogni tipo di parassita.

È un approccio che si contrappone alla cosiddetta “lotta chimica”, che consiste nell’impiego di sostanze chimiche di sintesi come insetticidi o pesticidi; questi prodotti raggiungono lo scopo di eliminare gli insetti dannosi, a un costo basso, ma uccidono anche gli insetti e gli organismi utili proprio alla protezione della vegetazione

La lotta biologica, quindi l’impiego di insetti predatori per proteggere la vegetazione, è molto antica, risale addirittura all’antica Cina del IV secolo, ma è a partire dall’Ottocento che inizia a diffondersi fino a diventare una pratica frequente.

Perché è importante la lotta biologica?

Qual è il problema principale da affrontare, che rende così importante la lotta biologica in agricoltura e, più in generale, nella gestione delle aree verdi? 

Ogni ecosistema presenta un equilibrio naturale tra predatori e prede, che favorisce lo sviluppo della vegetazione e la preserva. 

Con i continui scambi commerciali di specie vegetali tra aree del mondo anche molto distanti tra loro, a spostarsi non sono solo le piante, ma anche i parassiti

Purtroppo, però, a ogni parassita corrisponde un predatore, ma nel momento in cui il primo viene trasferito in una zona in cui il secondo è assente l’equilibrio al quale abbiamo fatto riferimento prima viene a mancare

Il risultato è una infestazione di parassiti per i quali non esistono, in quel particolare territorio, predatori naturali.  

Grazie allo sviluppo della entomologia agraria – una branca dell’Entomologia applicata che studia insetti, artropodi e vari altri organismi sotto il profilo delle loro interazioni dirette o indirette con l’agricoltura e i suoi prodotti – la lotta biologica ha raggiunto livelli di efficacia ed efficienza molto elevati, seppur all’interno di un equilibrio estremamente complesso e delicato che non è facile preservare.  

Sì, perché non si tratta solo di introdurre un insetto predatore che elimina o contiene in un range sostenibile i parassiti, perché si rischia di innescare un circolo vizioso. Una specie ritenuta utile per proteggere la vegetazione può a sua volta minacciare l’ecosistema in altro modo

Quali sono i nemici naturali?

Abbiamo parlato di nemici naturali, ovvero specie in grado di predare o uccidere gli insetti nocivi, capaci di produrre danni alle coltivazioni e alla vegetazione, anche ornamentale. 

Un nemico naturale di successo dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: 

  • un alto tasso di riproduzione; 
  • una buona capacità di ricerca;
  • specificità dell’ospite;
  • essere adattabile a diverse condizioni ambientali;
  • essere sincronizzato con il suo ospite (parassita).

I nemici naturali si dividono in tre gruppi: 

  • predatori;
  • parassitoidi;
  • agenti patogeni.

Ciascuno di questi agenti di controllo è un nemico naturale che può essere utilizzato per ridurre, ritardare o prevenire le infestazioni da parassiti

1.  Predatori

Gli insetti sono una parte importante della dieta di molti vertebrati, inclusi uccelli, anfibi, rettili, pesci e mammiferi, ma nella lotta biologica si impiegano soprattutto insetti e predatori artropodi, a causa della brevità del loro ciclo di vita naturale. 

Importanti predatori di insetti includono: 

  • coccinelle;
  • coleotteri di terra;
  • coleotteri vagabondi (come lo scarabeo);
  • insetti dei fiori;
  • merletti e mosche volanti;
  • altri insetti predatori. 

I ragni e alcune famiglie di acari sono anche predatori di insetti, specie di parassiti di acari e altri artropodi.

Non tutti gli insetti predatori o parassiti sono benefici; alcuni uccidono i nemici naturali dei parassiti invece dei parassiti stessi, quindi è fondamentale assicurarsi di identificare correttamente un insetto come benefico prima di lavorare per aumentare la sua popolazione.

2. Parassitoidi

Si tratta di insetti e larve che instaurano un rapporto di simbiosi con altre specie, sfruttando le loro risorse. Sono una sorta di ibrido tra un insetto e un parassita. Molte specie di vespe e alcune mosche sono parassitoidi.

Un esempio sono le larve di alcuni insetti, che si sviluppano come parassiti all’interno del corpo di un ospite, per poi ucciderlo quando raggiungono lo stadio successivo. 

Qual è la differenza tra un parassita e un parassitoide? Mentre un parassita si nutre dell’ospite, dalla cui vita però dipende la propria sopravvivenza, un parassitoide uccide l’ospite quando non ne ha più bisogno

L’impiego di questa tipologia di nemico naturale è più complesso, e richiede una selezione e identificazione molto accurata.

3. Agenti patogeni

Gli insetti, come altri animali e piante, sono infettati da batteri, funghi, protozoi e virus che causano malattie, ma alcuni di questi agenti patogeni sono benefici.

Di conseguenza, il loro impiego nella lotta biologica potrebbe ridurre il tasso di alimentazione e crescita degli insetti nocivi, rallentarne o impedirne la riproduzione, o eliminarli

I tre approcci della lotta biologica

Esistono tre tipi di controllo biologico ampi che possono essere messi in campo per proteggere coltivazioni e verde urbano: 

  1. conservazione, ovvero la “protezione” dei nemici naturali esistenti; 
  2. controllo biologico classico, ovvero l’introduzione di nemici naturali in una nuova località; 
  3. aumento, attraverso l’allevamento di massa e il rilascio periodico dei nemici naturali.

1. Conservazione

Il primo metodo di lotta biologica consiste nella conservazione della biodiversità esistente, all’interno di una situazione di equilibrio alquanto stabile. 

Cosa vuol dire? Se in un dato luogo sono presenti insetti nocivi e predatori naturali (insetti, parassitoidi e agenti patogeni), è importante cercare di preservare questo equilibrio, ad esempio evitando o riducendo al minimo l’impiego di insetticidi – che, come spiegato, potrebbe uccidere anche i nemici naturali – e preferendo prodotti più mirati e selettivi, ma anche favorendo e supportando il prosperare delle specie utili

Un esempio è il Trichoderma, un fungo utile al controllo biologico con un’azione biostimolante che, oltre ad attaccare o inibire direttamente diversi fitopatogeni, è in grado di interagire con le piante ospiti promuovendone così lo sviluppo.

2. Controllo biologico classico

La conservazione è un ottimo approccio di lotta biologica in presenza di un equilibrio di base solido, ma nel momento in cui si presenta una infestazione di insetti nocivi alieni, quindi provenienti da altri luoghi, è necessario introdurre dei nemici naturali altrimenti assenti

I nemici naturali vengono rilasciati con cura, spesso in modo graduale, prestando attenzione al corretto tempismo nei cicli di vita del nemico e dei parassiti, in un sito in cui il parassita bersaglio è abbondante e dove il disturbo dei nemici appena rilasciati è ridotto al minimo. 

Sebbene questo processo sia lungo e complesso, quando ha successo i risultati possono essere impressionanti e permanenti, purché nelle pratiche di produzione si presti attenzione per ridurre al minimo gli effetti negativi sul nemico naturale.

Perché, ricordiamolo, ogni organismo è preda e predatore allo stesso tempo.  

Un esempio particolarmente rilevante per il nostro Paese è da individuare nella lotta biologica alla cimice asiatica, giunta nel nostro paese circa 10-20 anni fa dall’Estremo Oriente, con conseguenze disastrose sulle coltivazioni italiane.  

Essendo una specie aliena, si è individuato il predatore naturale della cimice asiatica, la Trissolcus japonicus, una vespa giapponese altrimenti nota come “vespa samurai”, un insetto parassitoide che deposita le uova in quelle delle cimici e ne impedisce la schiusa. 

Al momento i ricercatori stanno studiando le modalità più sicure per introdurre una specie aliena, come la vespa samurai, nel nostro ecosistema. 

3. Aumento

Questa tipologia di lotta biologica presuppone il rilascio supplementare di nemici naturali già presenti in quel territorio

Il rilascio può essere di due tipi: 

  1. inoculativo, che consiste nel rilascio di nemici naturali in un momento critico della stagione;
  2. inondativo, con il rilascio di milioni di individui di una particolare specie di nemici naturali.

Anche in questo modo la selezione e il rilascio devono avvenire in modo molto preciso, onde evitare danni collaterali altrettanto negativi. 

Conclusioni

Proteggere la vegetazione è di fondamentale importanza, sia dal punto di vista economico – per quanto concerne l’agricoltura – sia da quello ambientale, senza sottovalutare il ruolo della lotta biologica nella preservazione di giardini e parchi

Le aziende specializzate possono reperire ciò di cui hanno bisogno per il controllo biologico di un’area, come ad esempio l’acquisto di nemici naturali o l’allevamento di alcune specie di insetti, che variano in base ad alcuni fattori, tra cui la dimensione della serra o dell’area da trattare, la principale tipologia di piante coltivate, la natura del problema da risolvere e la sua portata, le condizioni di crescita.

Si ringrazia “Bignotti Green Biotechnology” per il supporto informativo e documentale necessario alla stesura del presente articolo.